La Coda delle Volpi e l’incanto di una natura unica

Fabrizio Carbone non c’è bisogno di presentarlo, la sua firma è quasi una presenza fissa sul nostro magazine, soprattutto quando si parla di Natura con la N maiuscola o di viaggi. Questa volta ci meraviglia con la sua ultima opera fatta di 142 pagine che ha scritto per smitizzare i luoghi comuni che si raccontano sulla Finlandia e per descrivere l’incanto di una natura unica. Il titolo, La coda delle volpi, Animali uomini e paesaggi del Grande Nord, è un omaggio all’aurora boreale in finlandese è detta revontulet, che vuol dire, appunto “coda delle volpi”. Il libro ci porta in un viaggio tra le foreste di pini silvestri, gli abeti e le betulle, la taiga con i canyon, i dirupi, le cascate e i fiumi “vorticosi e tanto limpidi da essere addirittura potabili”, i grandi laghi. E, naturalmente, gli animali: dall’orso al mitico gallo cedrone, dagli uccelli
migratori che arrivano a schiere in primavera inoltrata all’allocco di Lapponia, dall’ermellino all’alce e tanti altri, in quei luoghi che ha scelto da 13 anni, assieme alla moglie Patrizia, la Finlandia  de
La Coda delle Volpi nell’acquerello di Carbone
Circolo Polare Artico per mettere “quelle radici che non ho mai avuto”. Tutto è cominciato quando nel suo primo viaggio in Finlandia incontrò un personaggio che gli cambierà la vita: il fotografo di natura Hannu Hautala, al quale è dedicato uno dei capitoli del libro. In 26 capitoli illustrati dai suoi acquerelli Carbone racconta il suo Nord del mondo: dalla “casa dei due cieli” (in legno e con 4 ettari di foresta e di radure), acquistata nel 2003,  chiamata così perché “il cielo si rifletteva nel lago e si sdoppiava”, e dove la coppia vive per 7-8 mesi l’anno immersa nella
La Casa dei Due Cieli
natura, agli incontri speciali con gli animali (la check list delle specie di uccelli osservata “dalle finestre di casa” ha raggiunto quota 117, aquila di mare compresa). Da quel 2003 Fabrizio è in Finlandia ogni anno almeno una volta. Ha scritto su questo Paese, ha girato 4 documentari per la Rai, ha prodotto filmati di sole immagini e musica, ma soprattutto ha dipinto acquerelli e oli, ha riempito decine di quaderni di campo con disegni a matita e pennarelli, tentando di raccontare un mondo di natura selvaggia dove l’orso può passare accanto al tuo giardino, dove passeggia il gallo cedrone, dove vive l’ermellino e dove dalle grandi finestre si ammira l’aurora boreale nelle notti serene e stellate. Fabrizio del Grande Nord ne ha parlato anche nel 1996 con il libro L’isola
bifronte scritto quando la libreria organizzò a Roma in piazza del Popolo il primo Festival Internazionale Amor di Mare. Il libro prende lo spunto di un viaggio che portò Fabrizio in due occasioni a Røst, piccola isola dell’arcipelago norvegese delle Lofoten, 150 chilometri a nord del circolo polare, dove nel 1432 trovò rifugio in seguito ad un naufragio il nobile veneziano Pietro Querini. La storia è la sintesi delle emozioni che provocarono in Fabrizio quei soggiorni a Røst nel 1991 e nel 1994. Quel naufragio è anche raccontato nel libro La storia della Querina nelle tavole del maestro Franco Fortunato, The History of the Querina che vi abbiamo presentato in due occasioni come potrete leggere seguendo i link:   

https://libreriainternazionaleilmare.blogspot.it/search?q=Quirino
https://libreriainternazionaleilmare.blogspot.it/2016/06/una-fortunata-congiunzione-astrale-per.html#more
http://www.ilmare.com/search.php?q=isola+bifronte