Il Mare con la emme maiuscola. Ricordando Enzo Maiorca

Martedì 15 novembre a Siracusa tanti amici e subacquei hanno dato l’addio a Enzo Maiorca. Un altro grande pezzo di storia delle attività subacquee ha lasciato la terra il 13 novembre 2016, ma forse non ha lasciato il mare, dove noi subacquei lo ritroveremo in ogni nostra immersione, perché Enzo e il mare sono un tutt’uno, come lo era Colapesce nella leggenda siciliana raccolta dal Pitrè e trasformata da Otello Profazio in un canto di Cantastorie con queste parole, tradotte in italiano:
La gente lo chiamava Colapesce perché stava in mare come un pesce da dove veniva non lo sapeva nessuno  forse era figlio del Dio Nettuno. Basta dire che andava da Messina a Catania e da Catania a Messina, sempre sott’acqua. Un giorno a Cola il re fece chiamare e Cola dal mare venne di corsa. Il re gli dice “Cola il mio regno devi scandagliare sopra che fondamento si sostiene”. Così si tuffa a mare Colapesce e sotto le onde subito sparisce ma dopo un poco, torna in superficie e dice al re “Maestà la Sicilia sta sopra a tre pilastri ma il fatto assai tremendo è che, uno già si sta rompendo”. Piange il re, come
debbo fare solo tu mi puoi salvare. Così Collapesce torna nel fondo del mare per reggere il pilastro danneggiato e salvare la Sicilia.
Tanti giornalisti hanno scritto e parlato di Enzo Maiorca, delle sue imprese, dell’arrabbiatura con Enzo Bottesini che gli rovinò il record dei 90 metri nel 1974; della rivalità con Jacques Mayol altro apneista e profondista; del film Le grand Blue di Luc Besson che cercava di mettere in ridicolo Enzo valorizzando Jacques e il suo veto alla proiezione del film in Italia, ma tolto nel 2002 dopo la morte del rivale; delle sue due figlie Rossana e Patrizia, ambedue campionesse di apnea profonda allenate da tanto padre; del suo amore per la natura, conquistato dopo anni di caccia subacquea come lui raccontò “È avvenuto tutto all'improvviso. Mi ero immerso in una secca poco lontana dal capo che protendendosi verso il mare aperto chiude a sud la baia di Siracusa.
Maiorca con le foglie (foto Guido Picchetti)
Quella mattina mi accadde di arpionare una cernia. Una cernia robusta, combattiva. Si scatenò sul fondo una vera e propria lotta titanica fra la cernia che pretendeva di salvare la sua vita e me che pretendevo di togliergliela. La cernia era incastrata in una cavità fra due pareti; cercando di rendermi conto della sua posizione passai la mano destra lungo il suo ventre. Il suo cuore pulsava terrorizzato, impazzito dalla paura. E con quel pulsare di sangue ho capito che stavo uccidendo un essere vivente. Da allora il mio fucile subacqueo giace come un relitto, un reperto archeologico impolverato nella cantina di casa mia. Era il 1967.
Si è anche scritto della sua elezione a Senatore con Alleanza Nazionale, solo per cercare di influenzare il parlamento sulla protezione del mare e, caso unico e raro in Italia, si dimise subito dopo, quando capì che il Parlamento italiano, non avrebbe fatto nessuna legge in favore di quel mare che era tutto nella sua vita.  Nessuno però ha scritto e detto del suo Tridente d’Oro ricevuto dall’Accademia Internazionale di Scienze Tecniche Subacquee nel 1964 a Ustica insieme alla cittadinanza della piccola isola; come si è parlato pochissimo delle prime immersioni profonde in competizione con Raimondo Bucher e con Americo Santarelli negli anni 60 e del suo record di meno 50 metri stabilito a Ustica nel 1962, a smentire le previsioni del fisiologo francese Pierre Cabarrou il quale aveva dichiarato che, superare quella quota avrebbe significato “la morte per schiacciamento toracico”. A questa tesi di Cabarrau, Maiorca si contrappose con una frase: anche il calabrone ha le ali troppo piccole per il peso del suo corpo e quindi non  potrebbe volare, ma il calabrone non lo sa e vola tranquillamente.
Ognina 1970: Enzo con le figlie, la nipote e J. Mayol
Naturalmente Pierre Cabarrou aveva torto. La rivalità dei due campioni di immersione profonda portò a grandi conoscenze sulla fisiologia umana nelle immersioni. Grazie ai due apneisti che avevano due tecniche completamente diverse. Jacques, non si interessava molto del record – diceva – ma della conoscenza del fisico umano e della vicinanza con i mammiferi marini. Non faceva mai iperventilazione, ma si concentrava con le tecniche Yoga. Mentre Enzo prima di ogni immersione, come tutti noi, si iperventilava. Li univa però il grande amore che tutte e due avevano per il mare, perché come diceva Mayol c’era una coincidenza curiosa, la radice dei due  nomi Mayol (Maye) e Maiorca (Maie) nella lingua dello yucatan significa che “viene dal mare”. In quegli anni ho seguito molto da vicino all’isola d’Elba gli esperimenti di Mayol e della squadra dei medici che si occupava di registrare quanto succedeva nel suo fisico in immersione. Ho collaborato con Jacques nel 1976, alla realizzazione del volume e delle interviste pubblicate da Fabbri editore con il titolo Apnea a meno 100. Ho visto nascere mentre lo scriveva, il volume Homo Delphinus, pubblicato nel 1979 e ristampato numerose volte, dove vengono spiegate le ragioni delle sue immersioni o “Performance” come le chiamava e dove riporta un estratto di una poesia di Algernon Charles Swinburne Ritornerò verso il mare, io e nessun altro, tutto addosso a lui l’abbraccerò e mi scioglierò in esso…
Maiorca con le figlie Patrizia e Rossana
Seguivo, anche Enzo attraverso i libri che scriveva e che vendevo in Libreria: A capofitto nel turchino pubblicato nel 1977 e richiesto ancora oggi; Scuola di Apnea pubblicato  dalla stessa casa editrice della rivista Il Subacqueo nel 1982, ancora cercato dagli appassionati di apnea e attività subacquea. Enzo Maiorca e Jacques Mayol con le loro immersioni profonde e i medici che li seguivano (tra cui Karl Dhaefer, Giancarlo Ricci, Raffaele Pallotta, Giancarlo Oggioni Tiepolo, Alessandro Marroni) hanno contribuito alla conoscenza di quanto succedeva nel fisico dell’uomo in apnea a grandi profondità: il fenomeno del “blood shift”  simile a quello che hanno i mammiferi marini in immersione – un afflusso sanguigno intratoracico richiamato da tutte le regioni periferiche. Per questo i polmoni non si schiacciano per le alte pressioni a cui vengono sottoposti. Fu per i due grandi apneisti che venne alla luce un altro fenomeno: il meccanismo riflesso, chiamato “effetto lavandino” o bradicardia di immersione. Non appena mettiamo la faccia in acqua abbiamo immediatamente una diminuzione consistente dei battiti cardiaci da 120 pulsazioni al minuto fino ad arrivare, man mano che si va in profondità, a 25 pulsazioni: questo ci porta a consumare meno ossigeno e a prolungare l’apnea, così come succede ai mammiferi marini.
Si deve a Enzo l’idea di utilizzare il cinema per insegnare ai giovani ad andare sott’acqua. Dall’incontro avvenuto con Gigi Oliviero e Gianfranco Bernabei  nacque il ciclo Andiamo sott’acqua – Vita da Sub che aveva Enzo Maiorca, come protagonista. Nel 1986 le 11 puntate in Videocassetta, furono presentate da Enzo alla Libreria Internazionale Il Mare che allora si trovava nel cortile di un palazzo del ’700 in Via di Ripetta 22.
Nel giugno del 1996, quando era, ancora per poco, Senatore, partecipò  alla grande manifestazione Amordimare, organizzata dalla Libreria Il Mare a Piazza del Popolo per festeggiare i vent’anni di attività. Presentò il filmato “Nel Segno di Archimede” di Gianfranco Bernabei che fu proiettato nella enorme piazza, dove si trova una grande fontana con una statua del dio Nettuno e tanti altri simboli del mare.
Altre volte Enzo venne alla Libreria Il Mare per presentare i suoi libri e nel 2001 festeggiò con noi i dieci anni di vita dell’area marina protetta le Secche di Tor Paterno, diretta dal biologo marino Luca Marini questa volta nella diversa sede della Libreria in Via del Vantaggio 46. Ricordo Enzo in questi incontri in libreria con molto piacere per la sua enorme disponibilità a parlare di mare con una verve che mi ricordava sempre i “cantastorie”, o meglio i “contastorie” Siciliani, che avevo visto all’opera molti anni prima. Era così comunicativo che sembrava anche molto più alto.
Ci siamo poi incontrati di nuovo nel 2011 a La Spezia per la Festa della Marineria, dove lui era andato a ritirare un premio e, malgrado i nostri incontri fossero stati molto diluiti nel tempo, mi dimostrò un grande affetto, perché come lui diceva “l’amicizia non dipende dalla frequentazione”. Ci siamo poi ritrovati di nuovo a Palermo nel 2015, in occasione della consegna dei Tridenti d’Oro alla figlia Patrizia e quello “alla memoria” a Rossana. Avevamo scelto la stessa trattoria, per mangiare un boccone, dove ci siamo incontrati per caso con Patrizia e la moglie Maria e mio marito Maurizio: sembrava ci fossimo lasciati il giorno prima, ma erano passati 4 anni. Questa estate Maurizio ed io abbiamo fatto una vacanza in Sicilia e ci siamo anche fermati a Siracusa perché avremmo voluto salutare Enzo, ma purtroppo non lo abbiamo potuto incontrare perché non era in buonissima salute.  Enzo sarà sempre presente nei nostri cuori e nel mare da lui tanto amato e frequentato. Non mi stupirei se Maria e Patrizia andando nel mare di Ognina sentissero una voce da fondo del mare
Maria Patrizia, sono, qua, nel fondo del mare, che non posso più tornare, voi pregate la Madonna, che possa reggere questa colonna altrimenti si spezzerà e la Sicilia sparirà.
Cosi come termina la storia di Colapesce.
Giulia D’Angelo

L’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee riunisce coloro che hanno ricevuto il Tridente d’Oro, premio creato nel 1960 a Ustica, da una intuizione di Lucio Messina e considerato il “Nobel delle attività subacquee”. È infatti il massimo premio d'eccellenza a livello mondiale per attività particolarmente meritorie svolte nelle attività subacquee scientifiche, tecniche, tecnologiche ed iperbariche; divulgative ed artistiche; sportive ed esplorative. Ha sede a Ustica e a Roma presso la CMAS – Confederazione Mondiale delle Attività Subacquee da cui è riconosciuta e di cui è membro. E’ altresì riconosciuta dal Réseau des Accademies Méditerranéens dell'UNESCO, è nell’Advisory Board del Research Project Cognitive Robots for Cooperation with Divers in Marine Environments, finanziato dalla UE Commission. Nei cinquantasei anni di vita sono stati insigniti del Tridente d’Oro oltre 190 personaggi famosi come Jacques-Yves Cousteau, Walt Disney, Folco Quilici, Jacques Piccard, Alessandro Olschki, Enzo Maiorca, Raimondo Bucher, Claudio Mocchegiani, Luigi Fozzati, Umberto Pellizzari, Ninì Cafiero, Pippo Cappellano, Claudio Ripa, Donatella Bianchi, Giulia D’Angelo, Sebastiano Tusa, che ora ne è il Presidente. Scienziati, ricercatori, pionieri, giornalisti e docenti meno noti al pubblico, ma espressione dell’eccellenza nel loro settore a livello internazionale, hanno avuto il Tridente d’Oro a cui i sindaci di Ustica hanno conferito anche la cittadinanza onoraria dell’isola. 
Per la sua attività sportiva, Maiorca ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti:
    •    Medaglia d'Oro al valore atletico del Presidente della Repubblica (1964)
    •    Tridente d'Oro di Ustica (1964)
    •    Premio letterario del C.O.N.I. per il libro "A capofitto nel turchino" (1976)
    •    Stella d'Oro al merito sportivo del C.O.N.I.
    •    Medaglia d'Oro al merito di Marina (non solo per lo sport ma anche per la difesa nell'ambiente, 2006).
    •    In occasione del compimento degli 80 anni viene festeggiato a La Spezia con il conferimento del Premio della Festa della Marineria (2011)

Onorificenze
Stella al merito sportivo
Medaglia d'oro al valore atletico
Medaglia d’oro al merito di Marina
 


I libri  scritti da Enzo Maiorca li potete trovare su ilmare.com


Enzo Maiorca sarà ricordato il 26 gennaio 2017 alle ore 18.30 presso la Libreria Internazionale il Mare in collaborazione con l’Accademia di Ustica. Parteciperanno Patrizia Maiorca, Sebastiano Tusa, Pippo Cappellano, Donatella Bianchi, Giulia D'Angelo, Umberto Pellizzari, Gianfranco Bernabei, Paolo Orsina, Massimo De Angelis, Marco Firrao e tanti altri subacquei e Tridenti d’Oro.