La storia del falco pescatore nel progetto della sua reintroduzione nel Parco della Maremma

Era dagli anni Venti che non nidificava nelle isole dell'Arcipelago Toscano e dalla fine degli anni Sessanta in Sicilia e in Sardegna. Sembrava proprio che non avesse più voglia di trovare un posto sicuro per mettere al mondo la sua prole. Poi, nel 2004, un drappello di coraggiosi appassionati, forte dei successi di reintroduzione del magnifico rapace in Inghilterra, ha deciso di provarci puntando tutto sulla foce dell'Ombrone nel Parco Regionale della Maremma. Il direttore del parco Giampiero Sammuri, ideatore e fondatore del progetto, insieme al giovane naturalista Flavio Monti, al biologo Andrea Sforzi, all’appassionato illustratore Alessandro Troisi, al
tecnico Vincenzo Rizzopinna, alla guardia del parco omonimo Beppe Anselmi, ha chiamato a raccolta i massimi esperti europei di reintroduzione del rapace, l’ornitologo scozzese Roy Dennis, il finlandese Pertti Saurola e il corso J.C.Thibault.E sono stati proprio i corsi con un progetto internazionale a dare una mano consistente per il successo dell'operazione. E lo vedremo più avanti.
Parliamo allora del falco pescatore (Pandion haliaetus il nome scientifico), uno dei più bei rapaci migratori dall'Africa fino al circolo polare artico, capace di pescare al volo, con uno spettacolare tuffo, le tilapie nelle lagune africane, le trote dei laghi nordici, i cefali e le spigole del Mediterraneo. Per i birdwatchers di tutto il mondo (perché vive in tutto il mondo) è uno degli “uccelli cult”, uno spettacolo nello spettacolo vederlo cercare dall'alto la preda per poi picchiare fino ad afferrarla con le unghie. Torniamo allora all'Italia e al progetto di farlo tornare a riprodursi. I nostri amici italiani, affiancati da Fabio Cianchi e Riccardo Nardi, specialisti in rapaci e nella protezione della natura, trovano una sponda perfetta con gli specialisti corsi. Individuato il sito quasi alle foci dell'Ombrone, dove i falchi pescatori in migrazione amano sostare, vengono costruite delle piattaforme su altissimi pali. In altre parti d'Europa le piattaforme hanno stimolato questi falchi a cominciare a costruire i loro grandi nidi di rami intrecciati fra loro: nidi che diventano enormi con il passare degli anni.
E poi finalmente la decisione drastica: portare su questi nidi i giovani nati in Corsica. Un giovane per ogni nido dove si erano schiuse più uova. Un lavoro complesso per insegnare ai giovani nati, tutti inanellati e riconoscibili, a pescare pesci e a nutrirsi da soli. Una dedizione totale da parte del gruppo, Giampiero, Andrea, Flavio e Alessandro: un'attesa di mesi e di anni. E a ogni fine estate i giovani partivano in volo per spostarsi in altre zone, e a ogni primavera ecco 5-6 nuovi giovani posizionati nei nidi (portati velocemente in elicottero dalla Corsica alla Maremma toscana). Quest’anno, proprio a giugno, si festeggiano i dieci anni di nascita del progetto. Una storia affascinante che ha il suo momento cruciale quando, cinque anni fa, nel maggio 2011, la prima coppia formata da un giovane ormai adulto rilasciato anni prima e un falco migratore nordico, decide di nidificare e di deporre le prime uova. Da allora adoggi le coppie sono aumentate e così i nidi sono diventati 3, quello storico alla foce dell’Ombrone e due nuovi nella vicina palude della Diaccia Botrona. I piccoli di allora sono diventati adulti e sono tutti monitorati con il gps. In ogni istante si può vedere dove sono, cosa fanno, quante miglia percorrono in mare aperto o all'interno dell'appennino, delle alpi, in che zona della Germania o della Francia sono arrivati. 

E proprio negli ultimi giorni di giugno di questo 2016, Flavio e Alessandro, insieme agli esperti inanellatori, sono andati a fornire di anelli e gps i primi nuovi nati dell'anno. Quindi la storia continua, le informazioni scientifiche accrescono la conoscenza di una specie unica che in Europa rischiava di avvicinarsi alla soglia dell'estinzione.  C'è un finale che merita di essere raccontato bene. Avviciniamoci un attimo alla laguna di Orbetello, maremma toscana. Sono le prime ore del mattino: un falco pescatore è posato su un palo nel bel mezzo della laguna di ponente. È fermo, accenna per un attimo a muovere la testa. È bellissimo da vedere con il telescopio montato su treppiede. Ha un anello di riconoscimento verde con lettere e numeri che dicono chi è e quando è nato. Si chiama “Mora”, una femmina, e proviene da uno dei nidi corsi, inanellato da Flavio anni prima. I birdwatchers che lo hanno osservato lasciano la zona, magari si fanno un bagno di mare, una passeggiata, un riposo. 
A sera, quasi al buio, tornano e vedono che il falco pescatore è ancora lì, immobile, in riposo, sempre lui. Non sanno, perchè non possono saperlo, che questo spettacolare predatore di mare e di acqua dolce ha compiuto un giro di circa 700 kilometri in meno di 24 ore. È andato prima a Montecristo, poi in Corsica, e l'ha girata quasi tutta, per poi passare per Capraia e l’Elba per tornare a posarsi sul palo della laguna di Orbetello, come se non fosse nulla. Mora in autunno forse se ne andrà in Gabon o in Ghana o lungo le coste della Mautitania, forse solo in Sicilia. Sempre però a pesca con la sua abilità di tuffatore e con gli occhi di un vero falco.
Fabrizio Carbone
Foto crediti:
Systema naturae © e Alessandro Troisi ©

Link: webcam falchi pescatori in Diaccia Botrona:
Sul link seguente sono presenti tutti i tracciati dei falchi con GPS. Questi sono stati caricati sul data-repository di MOVEBANK dove accedendo a "Tracking Data Map" ed inserendo il nome del progetto "Mediterranean ospreys" é possibile visualizzare tutti gli spostamenti di oltre 35 falchi, tra cui i falchi maremmani.
Altri link sul progetto falco pescatore