L’emozione di vedere il sogno di una appassionata subacquea trasformato in realtà

Il 20 novembre 2015 è una data da ricordare: nel museo dell’ex Stabilimento Florio di Favignana è stata inaugurata l’esposizione permanente dei rostri, degli elmi e degli altri reperti recuperati con la più grande ricerca archeologica subacquea mai effettuata al mondo che ha interessato ben 300 kmq  di mare al largo di Levanzo con lo straordinario risultato di individuare esattamente il teatro dell’epica battaglia navale passata alla storia come la Battaglia delle Egadi del 10 marzo del 241 a. C.
Collegata a questa, un’altra data è da ricordare, quando trentuno anni fa, il 28 maggio del 1984, si cominciò a parlare di rostri nel corso del primo convegno di Archeologia Subacquea del Mediterraneo che organizzai a Favignana per la Settimana delle Egadi.
Allora fece scalpore la notizia della testimonianza del subacqueo palermitano Cecé Paladino che dichiarò di avere recuperato centocinquanta ancore di piombo, sicuramente romane, che erano disposte sul fondo in un’unica fila sotto Capo Grosso a Levanzo.
Nella foto da sn: Il sindaco Giuseppe Pagoto, Paola Misuraca Soprintendente Trapani, Sebastiano Tusa e Giulia D’Angelo
La particolarità del ritrovamento stava a indicare che quelle ancore non furono salpate ma evidentemente “filate per occhio”, ovvero le cime stesse furono liberate per schierare con velocità e rapidità di manovra l’intera flotta romana.
Peccato però che tutte le ancore furono vendute e fuse come piombi per le cinture da sub senza che ne sia stato possibile lo studio. Se il ritrovamento non fosse stato “saccheggiato” ma gestito e studiato da archeologi subacquei si sarebbe avuto uno tra i più importanti recuperi nella storia dell’archeologia sub. Dalla natura, dai pesi, dalla giacitura, dalle loro distanze reciproche si sarebbero acquisite informazioni irripetibili sulle tecniche marinaresche del tempo e ulteriori informazioni sulla ricostruzione della stessa battaglia. Senza quella testimonianza il tentativo di ricostruzione della battaglia sarebbe rimasto un obiettivo ambizioso, così mi rivolsi per elaborare un progetto di ricerca alla Mediterranean Survey & Service, una società che operava nei campi dell’Engineering marittimo, dell’oceanografia industriale e nell’applicazione delle tecnologie più moderne e sofisticate anche sottomarine, in quel momento impegnata nelle ricerche del famoso relitto di Ustica.
Il suo direttore e grande amico, l’ingegnere Albano Trombetta formò una squadra di studiosi e esperti in strategia militare per elaborare un progetto di ricerca. Vennero analizzate tutte le possibili mosse di Annone e Lutazio Catulo, si prese in considerazione il cambiamento della direzione del vento che facilitò la vittoria romana, si suppose, vista la posizione delle ancore recuperate da Paladino, che le navi romane si precipitarono anche con il favore del vento, senza esser viste dai nemici, con i loro esperti e allenati rematori, contro le navi cartaginesi, colpendole con i rostri. Moltissime, ci dicono gli storici erano le navi che parteciparono alla Battaglia delle Egadi e che affondarono in mare.
Per questo, eravamo convinti che con le attrezzature e le navi da ricerca tecnologicamente avanzate si sarebbero sicuramente potuti ritrovare molti rostri. Ma il problema era dove e come trovare i fondi necessari per una ricerca complicata e costosa. Purtroppo né il Ministero né la Regione Sicilia risposero all’appello e la proposta naufragò.
Avevo insistito molto in quegli anni, con Nino Allegra, direttore dell’Azienda Provinciale del Turismo di Trapani, per organizzare convegni di archeologia subacquea all’interno della “La Settimana delle Egadi”, di cui curavo l’Ufficio Stampa. All’epoca erano pochissimi gli archeologi che si occupavano di Archeosub, e scarso era l’interesse delle Soprintendenze mentre in Sicilia, a Lipari, era stato istituito un piccolo centro attrezzato per la ricerca sottomarina.
Infine nel 2004 per tutelare, gestire e valorizzare la cultura del mare in Sicilia con un apposito articolo nella legge finanziaria regionale è stata istituita la prima Soprintendenza del Mare d’Italia sotto la direzione di Sebastiano Tusa. Grazie a lui, alla sua professionalità, alla sua caparbietà, all’amore per il mare e per la sua terra, una pagina di storia è stata riscritta con precisione e accuratezza. Oltre cinque anni di ricerche effettuate dalla Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia, con il risultato di avere localizzato con la nave oceanografica Hercules, della fondazione americana RPM Nautical Foundation, il luogo dello scontro grazie al rinvenimento di 12 rostri, 7 elmi ed altri reperti pertinenti quella battaglia.
Così il sogno di una subacquea appassionata di archeologia, è potuto diventare realtà. È stata una emozione indescrivibile vedere tutti quei rostri, con le loro iscrizioni, in bella mostra in tre grandi sale dell’ex Stabilmento della Tonnara Florio di Favignana ed assistere alla prima proiezione pubblica del multimediale che dà modo a tutti gli spettatori, di rivivere la Battaglia delle Egadi.
Il 20 e il 21 novembre è stato anche organizzato dalla Promo P.A. Fondazione Luporini, un convegno internazionale con la partecipazione di archeologi e studiosi che hanno analizzato le particolarità dei nostri rostri. Sebastiano Tusa e Jeffrey Royal hanno descritto minuziosamente le ricerche in mare e lo svolgimento della Battaglia; Cecilia Albana Buccellato e George Varoufakis hanno parlato della costruzione dei rostri; Tomaso Gnoli, Giovanni Garbini, Francesca Oliveri e Jonathan Prag hanno analizzato le iscrizioni; Luigi Fozzari, Piera Anello, William M. Murray e Domenico Carro si sono soffermati sull’organizzazione delle guerre nell’antichità; Philippe Tisseyre  si è occupato dell’economia di guerra e dei rifornimenti delle flotte; i rostri nell’iconografia ellenistico-romana il tema trattato da Antonella di Porto; Lavinia Sole si è occupata dell’iconografia dei rostri sulle monete;

Vincenzo Tusa ha effettuato lo studio degli elmi ritrovati; infine Marco Bonino ha parlato delle differenze costruttive delle Triremi e delle Quinqueremi romane. Al Convegno hanno partecipato anche i ragazzi della scuola media inferiore di Favignana, portando nelle sale maestose dello Stabilimento Florio la loro allegria e gioia di vivere.
Giulia D’Angelo