Egadi 241 a.C. il vento cambiò il corso della Storia. Se ne parla in un convegno a Favignana


Ci siamo, mancano soltanto cinque giorni al convegno “La battaglia delle Egadi Favignana” che si terrà nell’ex Stabilimento Florio. Nell’invito è sottolineata l’importanza di questo convegno. “Difficilmente la breve storia della ricerca archeologica subacquea ha registrato un risultato talmente rilevante sia sotto il profilo scientifico che nel suo impatto mediatico e nell’immaginario dell’opinione pubblica: la scoperta del luogo esatto ove si combattè la Battaglia delle Egadi il 10 marzo del 241 a. C.
E come ribadisce Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare Regione Sicilia “Il segreto del successo della scoperta sta nella capacità di collaborazione tra storici, archeologi e tecnologi a livello internazionale. È doveroso che questa storia ritrovata sia a disposizione di tutti. È quello che vogliamo fare offrendo al viaggiatore che viene in Sicilia per scoprirne storia e bellezze la possibilità di godere dei reperti ritrovati e fare un tuffo virtuale in una pagina di storia importante per il Mediterraneo.
Dopo 23 anni di estenuante conflitto, al volgere del fatidico 10 marzo del 241 a. C. iniziò l’irreversibile tramonto nel blu intenso del mare delle Egadi del dominio cartaginese sul Mediterraneo. In verità ci sarebbero volute altre due guerre ed oltre un secolo per eliminare definitivamente dalla scena mediterranea la potenza di Cartagine, ma quel 10 marzo del 241 fu l’inizio del suo inesorabile ed irreversibile declino e certamente l’inizio dell’inarrestabile ascesa che avrebbe portato Roma a diventare potenza egemone del mondo di allora per alcuni secoli. 
Questa pagina di storia è stata riscritta con precisione e accuratezza topografica grazie a oltre dieci anni di ricerche effettuate dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e dalla RPM Nautical Foundation con il risultato di avere localizzato il luogo dello scontro grazie al rinvenimento di rostri, elmi ed altri reperti pertinenti quella battaglia.  
Presso l’ex Stabilimento Florio di Favignana, un tempo la più grande industria conserviera di trasformazione del tonno pescato nelle acque antistanti l’isola, oggi grande complesso museale aperto al pubblico grazie ad una sinergia tra Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani e Comune di Favignana, si inaugura l’esposizione permanente dei rostri recuperati nel mare delle Egadi inerenti la battaglia navale che qui ebbe luogo e che sancì la fine della prima guerra punica. 
L’esposizione dei rostri, di alcuni elmi e di anfore e vasellame attribuibili alla battaglia delle Egadi è accompagnata dalla proiezione di alcuni filmati che trattano diverse tematiche sia sui rostri che sulla stessa battaglia. Inoltre un innovativo sistema didattico-scientifico ricostruisce in modo veritiero l’avvenimento storico e mostra l’utilizzo dei rostri, dando inoltre indicazioni realistiche sulla forma e caratteristiche delle navi da guerra antiche. 
L’esposizione si snoda in due ambienti dove il visitatore vivrà un’immersione virtuale nel clima di quel fatidico giorno di battaglia rivivendone antefatti e conseguenze. In un ambiente saranno esposti gli oggetti accompagnati da filmati che ne spiegheranno storia, caratteristiche, funzioni e tecniche produttive. 
Nel secondo ambiente grandi proiezioni a parete faranno rivivere le emozioni della battaglia attraverso una sceneggiatura filmica, dove i protagonisti si avvicenderanno per narrare dal vivo la dinamica degli eventi. Ampie citazioni da autori classici e moderni campeggeranno per avvicinare il visitatore alle tematiche del conflitto e del periodo attraverso la testimonianza degli osservatori e commentatori antiche e moderni. Ovviamente tutto sarà svolto in italiano ed inglese.
Delle dinamiche di come si svolse la battaglia ne abbiamo parlato più volte sul nostro magazine.
Comunque ricordiamo i fatti salienti. Cartagine aveva allestito un grande flotta al comando di Annone, carica di truppe ed  armamenti per apportare linfa vitale al presidio comandato da Amilcare che, ormai stremato, teneva saldamente posizione sul monte Erice fronteggiando le truppe romane. Roma, per impedire che i rifornimento arrivassero a Amilcare, si prepara allo scontro finale contro Annone con una flotta forte di circa 200 navi ben armate ed equipaggiate al comando dell’Ammiraglio Lutazio Catulo. 
Le triremi erano state costruite ed armate con il contributo diretto di famiglie, singoli personaggi e gruppi di cittadini. La prova tangibile è l’iscrizione sui rostri del nome di coloro che avevano finanziato la nave.
All’alba del 10 marzo del 241 a. C. un vento da Sud-Ovest spirava sulle Egadi. Annone non ebbe alcun dubbio e diresse la grande flotta da Marettimo direttamente verso la costa a settentrione di Trapani passando a Nord di Levanzo essendo sicuro di evitare, peraltro, anche la temibile strettoia del canale tra Levanzo e Favignana ed il blocco navale romano lungo la costa tra Trapani e Marsala.
Due furono i fattori che sconvolsero l’apparentemente astuto piano di Annone: l’intuizione di Lutazio Catulo della rotta che il suo temibile avversario avrebbe intrapreso e il mutamento progressivo dello spirare del vento che, al girar del sole, durante il pomeriggio, iniziò inesorabilmente a girare spirando progressivamente da Nord e poi da Nord-Est diventando contrario all’andatura della flotta cartaginese.
Le navi romane sbucarono improvvisamente lasciandosi a babordo la mole imponente di Capo Grosso dirigendosi minacciose e decise verso il convoglio nemico. L’improvviso attacco romano colse i Cartaginesi impreparati. Frattanto anche le condizioni metereologiche andavano mutando a sfavore della grande flotta cartaginese poiché il vento iniziò a cambiare direzione. Non spirava più da Ovest gonfiando da poppa le vele, bensì al traverso, da Nord, e, progressivamente, girava soffiando inesorabilmente da Nord-Est diventando, pertanto, contrario all’andatura delle navi cartaginesi.
Nel breve volgere di qualche ora pomeridiana la situazione mutò decisamente a favore dei Romani. La corsa cartaginese verso la Sicilia si era inesorabilmente bloccata ed una sua ripresa appariva impossibile per via dello sbarramento romano e delle avverse condizioni metereologiche. Fu a questo punto che, nell’imminenza dell’imbrunire, Annone prese una decisione fatale per le sorti della battaglia, della guerra e sua personale. Diede l’ordine della ritirata avendo constatato che la prosecuzione della traversata verso la Sicilia sarebbe stata impossibile se non a prezzi enormi in termini di perdite che avrebbero compromesso e vanificato l’eventuale beneficio che ne avrebbe ricavato Amilcare in spasmodica attesa sul monte San Giuliano a Erice.