Ma alla fine, partendo addirittura da microscopiche fototessera, è riuscita a completare una rassegna significativa con dodici ritratti che coprono un arco di tempo che parte dal 1848 con il Rais Michele Casubolo, cosi come testimoniato nella scritta incisa nel tufo posta all’ingresso dello stabilimento Florio, per finire nel 2007, il Rais era Gioacchino Cataldo, quando la Regina delle Tonnare fu calata per l’ultima volta.
La fotografia delle Sorelle Guccione è stata scattata da Renato Alongi all’inaugurazione della mostra a Palazzo Florio. In basso la presentazione nello Stabilimento.
I dodici ritratti sono stati organizzati in una mostra titolata Rais Sciamani del Mare presentata in una affollatissima conferenza che si è tenuta nella splendida cornice del restaurato Stabilimento Florio. La mostra si potrà ammirare per tutto il mese di agosto invece nella sede del Consiglio Comunale di Favignana, il Palazzo Florio, Maria Guccione è stata l’eccezionale presentatrice del lavoro di sua sorella Giovanna con questa relazione che riportiamo per intero..
Bravissime!
Giulia D’Angelo
ò Rais
Prima di parlare dei Rais, da mia sorella rappresentati nei quadri qui esposti, mi sembra opportuno delineare la cornice, il contesto in cui essi si collocano. Il rapporto dell’uomo col mare è antico quanto il mondo. Il viaggio attraverso il mare inizia nell’ottavo secolo Avanti Cristo, allorché Omero narra i viaggi di Ulisse, viaggi non fine a sé stessi, ma percorsi di conoscenza, di avventure spesso d’amore, di esperienze di magia, di nostalgia per la patria lontana. Temi che ritornano, l’amore e la magia in particolare, nelle Argonautiche, opera di Apollonio Rodio, che narrano i viaggi di Giasone che, grazie alle arti magiche di Medea, riesce a conquistare il vello d’oro.
Ma l’approccio dell’uomo al Mare per motivi per così dire economici e di sussistenza – un mare visto come fonte di risorse alimentari – è ancora più antico: nella grotta dell’Uzzo (riserva dello Zingaro) i reperti di molluschi risalenti a 4500 anni fa testimoniano che parte dell’alimentazione di quegli uomini proveniva dal mare; mentre il tonno dipinto nel neolitico nella Grotta del Genovese di Levanzo dimostra, se non altro, la loro ingenua speranza di catturarlo con pitture rituali.
Michele Casubolo |
Antonino Casubolo |
Nella vasta produzione documentale degli autori citati prima, ricorre spesso il nome Rais, ma poco si parla di questo personaggio, vero e proprio deus ex machina di quanto avviene in tonnara, unico depositario di saperi antichi, se non per riportarne le poche frasi che pronuncia, le preghiere o i gesti che compie. Nulla sappiamo di lui come uomo: dei suoi pensieri, del suo intimo sentire, delle sue paure e delle sue certezze, di come si svolgeva la sua vita nei lunghi mesi in cui non esercitava il mestiere di Rais.
Scrive Elsa Guggino, anropologa, autrice con Gaetano Pagano di “Mattanza”: “Il Rais è il capo della ciurma: la sua autorità è difficilmente discutibile ed è il diretto interlocutore dei proprietari della tonnara e dell’Amministratore che gli assegnano la carica su indicazione del Rais precedente e col tacito consenso della ciurma. Tra i tonnaroti da lui ritenuti più esperti il Rais sceglie come suoi collaboratori due capovardia uno dei quali sarà sottorais e quindi suo successore.” L’autrice continua descrivendo tutte le parti della tonnara, le sue camere, i vari tipi di imbarcazione, le operazioni compiute dal rais prima durante e dopo la mattanza, ma del Rais in sé come persona poco dice preferendo far parlare per lui le frasi, sempre uguali per secoli, sempre ripetute negli stessi momenti anche dai suoi predecessori. “modda leva” riferito all’apertura o alla chiusura della porta delle camere; “aisa” per incitare a tirar su le reti… e nel momento concitato della pesca addirittura parlano per lui il fischietto e i gesti, fino alla conclusione e al “sempri sia ludatu lu nomu di Gesù.”
La tonnara è immutabile: le stesse imbarcazioni, la stessa palma votiva, gli stessi canti, gli stessi gesti, le stesse invocazioni, le stesse superstizioni per secoli (come l’usanza di portare in tonnara una donna di facili costumi che mostrava al mare le sue parti intime, come a volerlo sedurre perché garantisse una annata ricca e fertile), e il Rais sa che è suo compito perpetuare ciò che gli è stato trasmesso in quanto con le sue azioni e le sue preghiere egli si colloca come mediatore tra uomo, natura e provvidenza, divenendo, senza averne piena coscienza, una specie di sciamano e, come tutti gli sciamani, uomo di poche parole e dalle decisioni sagge e irrevocabili.
Forse è per questo che tutti gli studiosi che hanno cercato un approccio coi Rais hanno incontrato difficoltà a farli parlare, a farsi raccontare il loro mestiere, ed hanno ricevuto sempre informazioni stringate fornite con estrema riservatezza e modestia: una specie di ritrosia a parlare del proprio mestiere.
Ernandes Flaminio |
Figliomeni Laureato |
Tonni e tonnare appartengono a tutto il mondo della civiltà del Mediterraneo, ma i Rais che mia sorella ha avuto l’idea di ritrarre, appartengono a tutti noi isolani perché hanno occupato non solo un posto di valore economico e un ruolo chiave in tonnara, ma perché hanno esercitato un ruolo spesso carismatico all’interno della comunità spesso intervenendo nella composizione di controversie.
Gaspare Grimaudo |
Non abbiamo l’elenco completo dei Rais dell’ultimo secolo e mezzo e poche sono le date assolutamente certe.
Troverete il ritratto di MICHELE CASUBOLO il cui nome è riportato nelle due lapidi visibili presso lo Stabilimento Florio, una del 1848 e l’altra del 1853, in cui si cita il numero dei tonni pescati sotto la gabella Florio.
ANTONIO CASUBOLO, nipote di Michele, è citato nella lapide datata 1859, ultimo anno della gabella Florio, particolarmente fortunato con i suoi 10159 tonni pescati.
Una seconda lapide andata perduta cita di nuovo il nome di Antonio Casubolo nel 1865, sesto anno dell’appalto della tonnara di Favignana a Giulio Drago, allorchè si pescarono 14020 tonni. I Casubolo Rais , come mi conferma l’amico Guarrasi che ha fatto varie ricerche e a cui debbo molte informazioni, dovettero essere almeno quattro, ma non è facile estrinsecare i legami di parentela e i loro rapporti con l’isola: di più potrà dirci forse il Dott. Umberto Rizza.
Maggiori certezze abbiamo a partire dalla fine del 1800 con:
GASPARE GRIMAUDO rais dal 1898 al 1908 che si occupava anche di agricoltura essendo proprietario terriero.
GIOACCHINO ERNANDES Rais dal 1909 al 1930.
FLAMINIO ERNANDES (figlio) Rais dal 1930 al 1959 (che è il rais di cui ci parla il Prof Sarà).
Segue un intervallo nell’elenco dei rais per discendenza allorché viene scelto come Rais SALVATORE MERCURIO che resta in carica dal 1960 al 1967.
Questi, padre di 10 figli, morto nel 1978, qualche mese prima di morire, ormai quasi cieco e sofferente, rilasciò una memorabile intervista alla scrittrice Gin Racheli che gli dedicò alcune pagine piene di poesia nel suo Egadi , Mare e vita. La Racheli lo definisce “un gran signore, un capo che in ogni atto e parola rivelava la lunga educazione alla guida della propria gente e alle scelte di un bene comune, con una autorità che era in ogni gesto e persino nello sguardo cieco ma non spento.” Un uomo che era stato garzone in tonnara da bambino, poi foratico cioè manovale, poi tonnaroto,a soli 22 anni inviato a Bengasi come Rais, poi ancora tonnaroto a Favignana, poi sottorais ed infine Rais ed in questa lunga gerarchia di lavori e di apprendimento, aveva capito che la tonnara si regge su di un vincolo di disciplina e di obbedienza e sull’intuito sciamanico con cui vengono interpretati dal rais i segni della Natura.
GIACOMO RALLO detto IACO è Rais dal 1968 al 1980 Oltre al ruolo di Rais era fiduciario dei proprietari per cui era tutto l’anno a loro disposizione. C’è da dire che prima dei Parodi (fino al 1937-38) l’attività di Tonnara si esauriva in tre mesi oltre il periodo di preparazione delle reti quindi quasi tutti i tonnaroti e i Rais avevano un secondo lavoro invernale Ad esempio il rais di Formica Michele Grimaudo gestiva un bar. Quando i Parodi introdussero la lavorazione del pesce azzurro e poi del tonno congelato si arrivò a lavorare per un periodo molto più lungo. Il rais Rallo, formatosi alla severa scuola del Rais Mercurio, ha vissuto in tempi di grandi cambiamenti, anni in cui iniziavano le lotte sindacali degli operai dello Stabilimento, anni in cui si assisteva ad una severa diminuzione del pescato (si diceva per colpa degli aliscafi) insomma ad una miriade di problemi che intervenivano ad alterare il millenario ordine delle tonnare
Salvatore Spadaro |
Dall’86 al 96, sotto la gestione Castiglione, diviene Rais SALVATORE SPATARO che si era guadagnata la fiducia dei nuovi affittuari. Di lui troviamo una foto molto intensa nel bellissimo libro fotografico di Giò Martorana. Spataro ha ottenuto notevoli successi pur vivendo in un periodo in cui la passa dei tonni era sempre più scarsa.Nel 1996 Spataro è passato a Bonagia dove, in un rapporto di grande fiducia coi proprietari, ha realizzato delle mattanze che sono rimaste storiche. Nel 2004 anche Bonagia è stata dismessa.
Dal 1997 al 2007 la tonnara viene gestita, con alterne vicende, da una Cooperativa che sceglie come proprio Rais GIOACCHINO CATALDO. Quest’ultimo ha vissuto con dolore il progressivo irrefrenabile decadimento della tonnara fino alla decisione ultima di non calarla più perché non remunerativa. Anche Gioacchino ha riempito pagine di libri e giornali con la sua immagine.
Gioacchino Cataldo |
Favignana ha espresso anche Rais che hanno lavorato fuori dall’isola in tonnare di proprietà dei Parodi come Gaspare Venza che ha lavorato a Siculiana, tonnara di ritorno, dal 1956 al 1959. Solo in un’occasione lavorò a Favignana quando si calò tonnara a ponente dell’isola in località “Pozzo” Si pescarono solo 17 tonni e l’esperimento non venne ripetuto per le difficoltà incontrate ad ancorare l’attrezzatura di pesca a causa delle forti correnti di quella zona di mare.
Questo breve excursus, insieme ai ritratti della mostra, vuole essere un omaggio a degli uomini che nella storia delle Egadi hanno avuto un ruolo importante per la loro capacità di dominare, in modo arcaico, uomini e natura. Ma se volessimo fare un discorso di più ampio respiro dovremmo citare tanti altri Rais che hanno avuto il loro momento di celebrità lavorando in tonnare della provincia di Trapani come la famiglia Renda che ha avuto Rais nella tonnara di Bonagia per oltre un secolo, o il mitico Luigi Grammatico, Rais Trapanese in Libia, detto Giotto per la precisione con cui calava le reti, o il notissimo Mommo Solina, un personaggio epico morto a 90 anni nella sua casa vicino al porto di Bonagia sede di quella tonnara che egli aveva saputo rendere famosa osando oltre ogni precedente limite I Rais sono stati i personaggi chiave di un’era leggendaria, di un’epopea di miti e riti ma anche di uomini impegnati in una fatica per la sopravvivenza armati solo del loro coraggio e della fede in Dio.
Maria Guccione