Le pietre miliari di Renato Sonny Levi, persona veramente geniale

Le “pietre miliari” delle progettazioni di Renato Sonny Levi, sono presentate e sintetizzate nel libro come lui stesso spiega in apertura del suo libro, edizione in italiano, Milestones in my Designs:
“La scelta delle milestones della mia progettazione si è rivelata più difficile di quanto non pensassi. Non volevo che questo libro fosse un “catalogo” del mio lavoro in puro ordine cronologico perché sarebbe stato noioso. Un lavoro di questo genere doveva avere più varietà di argomenti possibile e
una considerevole partecipazione sui piano umano con aneddoti e racconti, specialmente se divertenti, che arricchiscono enormemente la lettura. Per questo ne ho messi molti di quelli che ricordavo. La scelta dei progetti-precursori, fra oltre mille, non è stata davvero una faccenda semplice. Non ho avuto dubbio nel selezionarne alcuni: Speranza Mia,  A Speranziella, Swfury eccetera per i loro meriti come scafi d’avanguardia, ma per gli altri non è stato facile. Alcune licenze poetiche possono essere autorizzate e forse alcuni progetti di barche pubblicati valgono solo per l'importanza dell’armatore, per i bei ricordi o semplicemente perchè erano divertenti. Inesorabilmente quando si parla delle prestazioni di una barca si finisce per parlare di dinamica che non è davvero una materia apprezzata da tutti. Per questo ho incluso alla fine del libro, tre appendici tecniche: progettazione delle barche plananti, flap e trasmissioni di superficie.”

Renato Sonny Levi è stata persona geniale, eclettica e dall’ispirazione inesauribile. Dalla sua matita sono stati disegnati oltre 1500 progetti di offshore, moderni motoscafi ed eleganti motoryacht e tante idee rivoluzionarie che oggi sono in uso su migliaia di imbarcazioni sparse qua e la per il mondo. Nacque a Karachi nel 1926 e il suo nomignolo con il quale è conosciuto nel mondo ,”Sonny”, gli fu dato dalla sua Tata, che aveva difficoltà nella pronuncia della R di Renato, e che significa “piccino mio”. La ditta di famiglia era specializzata nella costruzione di motonavi e nel primo dopoguerra riuscì ad assicurarsi una grossa commessa da parte del governo Indiano per la costruzione di imbarcazioni veloci della Polizia e la Finanza che lui stesso disegnò ed il cantiere di famiglia realizzò.

Fu in questa circostanza che Levi iniziò ad innamorarsi delle barche da corsa che si costruiva e portava a mare gareggiando da solo con se stesso, spingendole al massimo, per poi risolvere i problemi ridisegnando le carene con il fine di ridurre al massimo la superficie bagnata durante la planata, arrivando alla definizione della carena a V disegnata contemporaneamente all’americano Hunt.
Nel 1958 la Afco realizzà un progetto di Levi di una barca da pesca veloce con carena V e pattini, ma nessuno se ne accorse. Infatti chi era colui che si poteva interessare di quello che si faceva nei cantieri navali indiani? “Hunt è considerato l’inventore della carena a V, sostiene Renato Levi e la cosa non dà fastidio, ma gli addetti ai lavori mi rammentano che sono le mie barche ad aver reso elegante e vincente questo tipo di soluzione.”
Il 1961 fu per Levi l’anno della riscossa, appena ritornato in Italia con la famiglia decise di partecipare con un suo scafo alla prima edizione della gara motonautica d’altura Cowes-Torqay, che fu organizzata dal direttore del quotidiano Britannico Daily Mail che, dopo due anni divenne genero di Levi.
La barca con la quale partecipò a questa gara fu “A’ Speranziella”, che entrò così nella leggenda e come dice lo stesso ing. Levi forse anche per quel bellissimo nome napoletano. Racconta Levi:
“partii a razzo e rimasi in testa per lunghi tratti, dagli aerei scattarono foto memorabili che finirono sulle pagine di tutti i giornali mentre il mare era a forza cinque e sembrava ribollire. Finii settimo a causa di un’avaria e tutti si ricordarono di me dimenticandosi del vincitore.”
Nella successsiva edizione della medesima gara nel 1962 partecipò anche il giovane Gianni Agnelli con uno scafo denominato “Ultima Dea” fatto costruire appositamente da Levi, visto che era rimasto notevolmente impressionato dalla prestazione della A’Speranziella nella prima edizione del 1961.
L’anno Memorabile e penso tra i più ricchi di successi della vita e della carriera di Sonny Renato Levi fu il 1963, quando con “A’Speranziella” vinse la terza edizione della Cowes – Torqay.
Da quel momento iniziarono nuovi progetti e soluzioni innovative. Come nella F1 le nuove sperimentazioni una volta collaudate passano alle auto di serie. In questo caso la carena a V pronunciato con gli scalini longitudinali di sostentamento provata e collaudata in modo vincente in gara oggi utilizzata in migliaia di imbarcazioni da diporto.
Nel 1965 Levi forse realizzò il suo progetto più importante: “Surfury” uno scafo con carena a Delta doppia motorizzazione collegata ad un solo albero. Un grande progetto perché Surfury dominò in tante competizioni ed ancora oggi è uno scafo assolutamente moderno. Negli anni successivi Levi cercò di risolvere i problemi classici delle imbarcazioni a motore, cercando di abbinare la velocità alla resistenza. Nel 1972 realizzò il Drago costruito dall’Italcraft di Gaeta, che era la prima barca di serie a superare i 50 nodi di velocità.
Sempre nel 1973 progettò Dart, il primo scafo da competizione dotato di step-drive. Levi considera la propulsione di superficie il suo cavallo di battaglia, perché questo sistema permette di ottenere alte velocità garantendo una eccellente efficienza idrodinamica e dei consumi.
Il sistema Levi-Drive oggi è usato su migliaia di imbarcazioni, utilizzato anche su Atlantic Challenger II, lo scafo con cui R. Benson conquistò il record di traversata atlantica viaggiando ad una media di 35,69 nodi.
Levi disegna barche da quando aveva sette anni e fino ad oggi non ha mai smesso. 1500 i progetti di cui un migliaio andati a destinazione realizzando barche finite e 500 sono rimasti in India. Inoltre di Levi ci sono i suoi progetti Aeronautici degli anni 70 quando si trasferì nell’isola di Wight.
Levi è stato l’ideatore della linea Delta per le imbarcazioni veloci a motore descritta nel suo libro, edizione in inglese, Dhows to deltas, dal sambuco alla linea Delta
Il Sambuco o dhow (dall'arabo daw) è una tradizionale barca a vela araba con una o più vele triangolari. Un grosso sambuco può imbarcare circa trenta persone mentre uno piccolo normalmente ne accoglie una dozzina.