Kitesurf: uno sport estremo e spettacolare


KiteSurf Planet   è uno dei libri dedicato al KiteSurf . Alcune delle spettacolari fotografie che lo illustrano, sono in mostra (e in vendita) alla libreria Il Mare. L’autore è un romano quarantenne, Roberto Foresti, conosciuto come fotografo ufficiale del P.K.R.A.  Professional Kiteboard Riders Association (www.pkra.info) organizzatrice del campionato mondiale di kitesurfing, un circuito paragonabile alla Formula Uno.
Chiamato anche kitesurf o kiteboarding come sport vero e proprio è nato nelle Hawaii verso la fine degli anni ’90 e in assoluto è lo sport acquatico che si sta diffondendo più rapidamente. Si pratica con una tavola e un aquilone (kite o ala) comandato mediante una barra di controllo collegata ad esso da cavi lunghi e sottili in fibra sintetica.
Le condizioni di vento ideali per veleggiare sono comprese tra i 12 e i 30 nodi, ed a differenza del windsurf si può normalmente praticare anche con venti deboli di 8 nodi. In condizioni ideali è possibile andare in maniera sicura, planando semplicemente (freeriding), compiendo evoluzioni o tricks (frestyle). È possibile usare il Kite sia sulle onde (wavestyle) che su acqua piatta (wakestyle).

Una delle caratteristica principali che ha contribuito alla continua crescita di popolarità di questo sport è senz’altro la velocità con cui si può imparare a compiere evoluzioni. Un corso ben sviluppato dura circa 20 ore e fornisce le basi per un inizio di pratica sicura ed è assolutamente consigliato per prevenire pericoli. Il kitesurf infatti è considerato uno sport estremo e nonostante le moderne apparecchiature abbiano esteso la sicurezza le insidie sono decisamente tante.
In Italia le prime vele di kite di sono viste a Ostia all’inizio di questo secolo. “Si rischiava molto, racconta Foresti che da subito si è cimentato a veleggiare, ci sono stati anche incidenti mortali per rischiare molto non conoscendo bene il mezzo. 

Nel tempo si è arrivati ad ottenere il massimo della sicurezza e di conseguenza del divertimento. Ora in caso di pericolo ci si sgancia dalla vela in un attimo, basta tirare una pallina posizionata sul Chiken Loop (l’anello che vincola la vela all’atleta) in modo da sganciarsi velocemente e depotenziare la vela, che così si può anche recuperare.
In realtà il nostro Roberto nasce come fotografo subacqueo nel 1990, ha imparato a fare immersioni a 9 anni guidato dal mitico Guido Picchetti e per un anno è stato assistente in giro per il mondo del noto Alberto Muro Pelliconi. Si avvicina al Kitesurf a inizio 2000, per caso, fotografando i primi Kite in spiaggia. La bellezza di questo sport lo affascina fino a spingerlo a provare e ad imparare. 
Roberto Foresti
Un passo dopo l’altro, fino a diventare in pochissimo tempo fotografo professionista. Aver seguito il kitesurf sin dalla nascita e praticandolo per passione, tanto da diventare fotografo ufficiale Canon, gli ha permesso di disporre di una vasta galleria fotografica che testimonia l’evoluzione di questo sport, i suoi stili e il suo indiscutibile fascino. 
 
Ora ha smesso di fotografare la disciplina del kitesurf freestyle per dedicarsi esclusivamente a quella del wave riding, ovvero surfare l’onda trascinato dall’aquilone ma senza compiere le evoluzioni del kitesurf freestyle. Soltanto così si possono cavalcare le onde gigantesche dell’oceano. È la cosa più bella ed elegante che si possa ammirare, ci assicura il bravo Foresti.
Sull’argomento surf e la varie specialità di questo sport spettacolare, oltre che estremo, eccovi alcuni degli ultimi libri presenti in libreria.