Un nuovo giornalismo, nella rete…

Sono le news, bellezza! non è un libro che parla di mare,  però ugualmente ve lo presentiamo perché parla di navigazione, quella nel mare tempestoso della rete, del Web alla scoperta dei “Vincitori e vinti nella guerra della velocità digitale”, come è descritto nel sottotitolo. E poi, cosa non trascurabile, l’autore, il nolano Michele Mezza è amico della Libreria Il Mare e come noi ama il mare.
Michele ha cinquantasei anni,  è vice-direttore dei nuovi media della RAI, “Sembrerebbe di stare in un posto giusto – ci racconta –, mentre in realtà sono in un luogo dove, come si suol dire, si vendono gelati ai pinguini, perché la RAI non fa innovazione, a parte gli investimenti, sempre pochi, non c'è una scelta culturale.” E continua infervorandosi: “L’innovazione ha uno straordinario effetto virtuoso che trasforma e che riduce vertiginosamente i costi e le complicazioni di un processo. Ha un solo costo che è quello di riorganizzare socialmente e culturalmente il modello produttivo. E questo per la RAI è  un costo insostenibile, perché significa cambiare le funzioni a centinaia di persone che hanno lottato con le unghie e con i denti proprio per avere le mansioni che hanno oggi!

Sono le news, bellezza!  è il risultato di due esperienze una professionale per il ruolo che svolge in RAI e l’altra didattica che da sette anni svolge all’Università di Perugia dove insegna teoria e tecnica dei nuovi media,  e ci spiega: “dando e soprattutto ricevendo dal confronto con i ragazzi straordinari impulsi. Il libro cerca di razionalizzare questa esperienza e cerca di dare un senso a un cambiamento che a molti sembra un cambiamento schizofrenico, stressante, mentre io nel libro sostengo che l‘innovazione tecnologica è l’unico modo per ripristinare un umanesimo culturale.”

La carriera del giornalista Mezza è anomala ma nel tempo è diventata normale proprio con l'evoluzione tecnologica del Web. Fini a metà degli anni '90 era inviato per la radio e per la TV e si occupava di politica internazionale. “Nel corso di questa esperienza – riprende il racconto – mi è venuta addosso la tecnologia, l'innovazione, prima con la miniaturizzazione della telefonia, poi tramite la potenza della rete. Allora ho maturato la convinzione che poggi non si può fare il giornalista se non si è capaci di governare la potenza tecnologica: l’unico modo per essere autonomo e sovrano. Alla fine degli anni ’90 mi sono tuffato in un progetto in RAI che mi è costato lacrime e sangue, RAI NEWS 24, il primo modello di All News della RAI fatto esclusivamente sulla rete, correva l’anno 1999, era la prima emittente in Europa che produceva e lavorava esclusivamente notizie della rete. Per cui era la prima e vera emittente tutta digitale, che purtroppo è durata soltanto sei mesi, perché hanno trovato il modo di ridurla a smistare cassette. Da quel momento in poi ho continuato a girare nella spirale dell’innovazione, occupandomi di vari altri progetti e la rete è diventata in qualche modo la mia grammatica professionale. Anche se sono un può fuori target, perché in rete, si sa, il dato anagrafico è fondamentale. Riguarda una istintività che io non ho, cerco di recuperarla in termini razionali, ma mi rendo conto che la distanza tende ad aumentare sempre di più, ogni giorno che passa.”
Lo sforzo è stato quello di renderlo meno ostico possibile – conclude il suo ragionamento Michele –, il libro ha riferimenti culturali e storici, parte dal 1200 dal filosofo francese Bernardo di Chartres a cui si deve la frase “siamo tutti sulle spalle dei giganti”, cerco di spiegare che questa vicenda si è chiusa, stiamo correndo sulle gambe di infiniti nani che ci stanno portando molto più lontano di quanto non abbiano fatto i giganti del passato.”

Con un occhio rivolto a Google e l’altro a Marx, l’autore analizza il mondo dell’informazione guardando agli sconquassi del mercato editoriale internazionale, per individuare perdenti e vincenti di una guerra che sta selezionando la specie del giornalismo. Il brulicare di infiniti produttori di comunicazione al tempo dei social network comporta una mutazione professionale del profilo del giornalista: non più disvelatore esclusivo della notizia, ma selezionatore, decifratore, e soprattutto coproduttore dei nuovi sistemi intelligenti che tendono sempre più a sostituirsi alla meccanica redazionale. Nel centenario della nascita di Marshall McLuhan – come spiega nella prefazione Derrick de Kerckhove, già direttore del McLuhan Center di Toronto e riconosciuto erede del fondatore della mass-mediologia moderna – si conferma l’intuizione del computer come protesi del cervello umano, che disintermedia le funzioni delegate. Convinto che questa sia più una chance che una iattura, Michele Mezza – giornalista di lungo corso e ideatore di Rai News 24 – prova a delineare la figura di un nuovo mediatore, capace di governare le potenze tecnologiche, di declinare linguaggi sociali, di dare un’anima all’informatizzazione della vita, a patto di bruciare ogni nostalgia e conservatorismo. Con la convinzione, condivisa da Pier Luigi Celli – in passato direttore generale della Rai e oggi direttore della Luiss di Roma –, che i tempi siano ormai maturi per una svolta radicale. Ne sortisce una concreta proposta alternativa di giornalismo, che prefigura filiere produttive, soluzioni editoriali, organizzazioni redazionali capaci di dare al sistema Italia l’ambizione di non essere solo magazzino o retrobottega di una comunicazione «importata». Il messaggio è che il giornalismo ha un grande futuro, oltre che un passato, e che i giornalisti devono rimettersi in gioco con la certezza che l’informazione digitale è un’impresa culturale troppo importante per lasciarla solo ai giornalisti. Ma che diventa impossibile senza di loro.
Sono le news, bellezza. Vincitori e vinti nella guerra della velocità digitale.
Donzelli Editore