Si scaldano le trivelle al largo di Pantelleria

Guido Picchetti da Pantelleria contiunua la sua importante opera di informazione e noi lo ringraziamo per questo. Ecco le ultime:
La Northern Petroleum, compagnia battente bandiera inglese, sta già limando le sue trivelle e in un comunicato informa i suoi investitori sulle imminenti operazioni a poche miglia da Pantelleria. Le piattaforme, che secondo quanto riportato dai bollettini della società potrebbero già entrare in azione entro il primo trimestre del 2011, confermano i timori manifestati negli ultimi mesi dalle associazioni: il decreto anti-petrolio, firmato e fortemente voluto dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, emanato lo scorso 26 agosto, non servirà a proteggere le nostre acque.

La Northern lo sa e lo scrive: “La legislazione italiana che vieta le trivellazioni off-shore entro le 12 miglia dalla costa - si legge nel comunicato - avrà un effetto irrilevante sugli assetti della compagnia”. “Il decreto ha il merito di salvaguardare  le coste - spiega Mario Di Giovanna, portavoce di “StoppaLaPiattaforma” , Ma purtroppo questo non basta. In caso di fuoriuscita di petrolio non saranno certo poche miglia a salvarci. E poi ad oggi nessuna tutela è stata pensata per evitare che piattaforme petrolifere possano nascere sulle pendici di un vulcano, lungo le faglie sismiche, sui banchi corallini o sopra le innumerevoli zone di riproduzione di moltissime specie di pesci". Il permesso della Petroleum, rilasciato nel 2004, sarebbe dovuto scadere nel 2010 - le autorizzazioni di ricerca in Italia hanno una durata di 6 anni - ma il ministero dello Sviluppo Economico, lo scorso maggio, ha concesso alla Northern l'ennesima proroga.
“La Regione ha le mani legate - dice l'assessore all'Ambiente Gianmaria Sparma - I nostri pareri non sono vincolanti. Il ministero dello Sviluppo Economico qualche tempo fa ha negato l'autorizzazione ad una compagnia petrolifera citando il parere negativo del nostro assessorato. Ma se questa volta la Northern dovesse entrare in azione, ancora una volta guideremo l'espressione pubblica per fermare questo scempio. In gioco c'è il nostro ecosistema marino”.

Tutto da rifare dunque. La primavera delle trivelle è oramai alle porte. "Atwood Eagle", la contestatissima trivella dell'Audax che, in barba al no della Regione e a quello dei sindaci, dall' 11 luglio scorso galleggia a 13 miglia dalle coste di Pantelleria, dopo un temporaneo abbandono dell'area, tra qualche mese potrebbe riprendere i sondaggi.Shell, dal Canale di Sicilia, ha già detto di aspettarsi 150mila barili al giorno, mentre la Bb, forte dell'accordo con la Libia, sta già riscaldando i motori. Il decreto anti-petrolio potrebbe non salvare nemmeno il mare agrigentino, dove la Hunt Oil Company ha avanzato una richiesta di permesso a poche miglia dall'Isola Ferdinandea, una delle tante bocche vulcaniche di un massiccio complesso sottomarino: il regno di Empedocle, l'Etna marino, il gigante sommerso che fa ancora tremare i fondali.
Lo ha scoperto Mimmo Macaluso, esperto di geotecnica, che avverte: “Lo scorso agosto si è verificata l'esplosione di una sacca di metano nell'area oggetto di ricerca. Immaginate se lì ci fosse stata una piattaforma”.
Secondo i dati delle associazioni ambientaliste, sarebbero più di cento i permessi di ricerca richiesti o vigenti nel Mediterraneo. Molti dei quali interessano proprio la Sicilia. Eppure, secondo gli ambientalisti, un modo per fermare le trivelle c'è. Si chiama Mediterranean Action Plan, creato sotto l'egida dell'UNEP (United Nation Enviroment Program), il piano prevede la creazione di una rete di Aree Marine Protette nel Mediterraneo. Tra queste, la più importante è proprio il Canale di Sicilia, da qualche anno oggetto del desiderio dei petrolier