La Spina: storia del primo 12 metri Stazza Internazionale italiano

In copertina il piano velico
La prima cosa che si apprezza del libro “La Spina, uno yacht del novecento” è la qualità della carta che al tatto dà una piacevole sensazione carezzando la sua copertina cartonata di un bel verde chiaro. Ma già leggendo le prime righe subito ci si convince che non è solo forma, ma anche sostanza.
Varazze, 1929 il varo
Annunziata Berrino, l’autrice, insegna Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, racconta la storia dello yacht La Spina che si presenta come un case study nel contesto della storia marittima per essere un progetto sportivo impegnativo – elaborato nel contesto sociale e culturale di Genova –  che voleva rilanciare la vela italiana su un più alto livello internazionale.


Restauro, piani generali
Malaga, 2005
Nel 1928 l’aristocratico genovese, Franco Spinola, ammiraglio, amante del mare e della vela, fa progettare e costruire La Spina, primo yacht italiano della classe internazionale dei 12 metri. Il disegno è di Vincenzo Vittorio Baglietto che la costruì presso il proprio cantiere a Varazze. Il disegno è concepito secondo la seconda regola dei Stazza Internazionale ed è tra i più belli dell’epoca: 21,47 metri di lunghezza fuori tutto (LOA), solo 13,87 metri al galleggiamento (LWL), 3,90 al baglio massimo e 2,62 di pescaggio, il tutto spinto da 173 metri quadri di vela.
La Spina, oggi
La vela italiana non è tuttavia ancora in condizioni di accogliere la sfida lanciata da Spinola e lo yacht sarà presto trasformato in cruiser. Nel 1938 è acquistato da un facoltoso nobile bolognese che, in compagnia di una affascinante scozzese, salpa per una lunga crociera nel Mediterraneo, ospitando a bordo la società esclusiva, colta e mondana del tempo.
A questa crociera seguirà un’altra nel 1948, nel mondo profondamente mutato del dopoguerra, per passare poi diverse mani fino a rimanere abbandonata nel porto di Malaga fino al 2005. Qui viene recuperata dall’armatore Federico Cuomo che, con intelligenza e passione, l’affida alle cure del laboratorio di restauro Peninsula Navis di Sorrento che l’ha riportata ai fasti originali con un magistrale restauro filologico, che nel libro è descritto in ogni particolare, degno di un autentico capolavoro museale. Così, giovedì 24 aprile del 2008, dopo settantanove anni, La Spina, accompagnata dalla fanfara, è tornata in acqua presso il Reale Yacht Club Canottieri Savoia di Napoli, per partecipare, non più a regate, ma a prestigiosi raduni di barche d’epoca.