Quando a Ustica il vento puliva le lenticchie

Una cutrata di lenticchie
Cronaca di altri tempi: la trebbiatura delle lenticchie a Ustica come si faceva fino dieci anni fa in una raccolta di preziose fotografie di Paolo Notarbartolo di Sciara, documentarista, Tridente d'Oro e Cittadino Onorario di Ustica
Tra la fine di Maggio e gli inizi di Giugno, le piantine  ormai seccate nei campi, vengono raccolte estirpandole a mano o aiutandosi con una falce. Quindi si formano i covoni all'interno di grandi quadrati di tela pesante, detti "cutre", il volume di piante contenute da una cutra si dice cutrata. Una cutrata contiene una quantità di lenticchie variabile a seconda di quanto hanno prodotto le piante quell'anno. Mediamente da una cutrata si ricavano circa cinquanta chili di lenticchie.

L'aia, circolare e in terra battuta, delimitata da grandi pietre viene riempita con circa 30 cutrate .
Il primo passaggio prevede la schiacciatura delle piante utilizzando delle pietre piatte, ovviamente vulcaniche, che vengono trascinate da due asini accoppiati da un giogo. Questa operazione permette fare uscire le lenticchie dai baccelli, quindi sul fondo dell'aia si troveranno mescolate le lenticchie  e la paglia costituita dal resto della pianta. A questo punto bisogna separarli chiedendo aiuto al vento. E qui c'è il secondo e più faticoso passaggio: la spagliata.  Utilizzando un tridente di legno viene lanciata in aria la massa che si trova sul fondo dell'aia, il vento sposterà la paglia che è più leggera e le lenticchie più pesanti ricadranno sull'aia. Questa operazione si può effettuare solo se il vento soffia nella giusta misura in modo da spostare tutta la paglia ma non le lenticchie. Serve inoltre una grande sapienza, per spostarsi all'interno dell'aia e per inclinare il tridente al punto giusto nel lancio della paglia  con le lenticchie per favorire l'azione del vento. Dopo la tempesta di polvere e vento, le lenticchie saranno sul fondo dell'aia per subire la setacciatura finale ed eliminare i semi delle infestanti, sassolini e pezzetti di paglia usando un setaccio attaccato a un treppiede di legno. Si tratta di un setaccio molto particolare, esso infatti ha un fondo di pelle d'asino, su cui  sono stati eseguiti a mano i fori, i quali tra l'altro formano dei disegni geometrici e delle scritte indicanti le iniziali del proprietario e l'anno di costruzione. Inoltre il diametro dei fori è legato alla dimensione dei semi da setacciare. Insieme ad altri, gli attrezzi descritti sono conservati presso il Museo della Civiltà Contadina allestito dal Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica e che ha sede a Ustica in Contrada Tramontana nell'azienda agricola Hibiscus. Ora che la trebbiatura si fa a macchina e le lenticchie usticesi sono divenute un presidio Slow Food conoscono una nuova vita e naturalmente le potete acquistare anche presso la libreria Il Mare. (Margherita Longo)