Il capolavoro di Roberto Neglia

Roberto Neglia
Tutti abbiamo seguito la vicenda della tassa di stazionamento, poi di possesso, che per alcuni, molti, forse troppi, avrebbe potuto voler dire rinunciare al piacere della barca. Tutti quelli che la vivono come tempo libero, hobby, seconda casa, sport e che per l’80% sono persone molto normali, con redditi normali, che sommano due stipendi e fanno qualche sacrificio per mantenere una piccola unità, magari comprata di “esima” mano. Anche noi ne abbiamo parlato lo scorso febbraio nel servizio La tassa che affonda la nautica.
Passata la bufera, Maremagazine ha dunque cercato di capire cosa è accaduto dietro le quinte e ha scovato l’artefice di quella che è stata un’operazione “salva settore” a fronte alle gravi sviste commesse nella prima stesura del provvedimento “Salva Italia”: Roberto Neglia, che abbiamo intervistato.

Ma Roberto per la Libreria il Mare è soprattutto un autore con la A maiuscola, come ricorda Giulia D’Angelo: “Roberto, che è un sessantottino, è nato infatti nel 1968, era poco più che ventenne quando per la prima volta mise piede in libreria.  
La sua passione per il mare, ma soprattutto per la vela, lo portava a leggere praticamente tutto il nostro catalogo. Le prime esperienze le ha fatte da ragazzino sulle derive per partecipare poi a regate di altura nelle classi I.O.R. e I.M.S. Ha contribuito a fondare il “Circolino della Vela", aveva la sede in un barcone sul Tevere, nel quale organizzava incontri e eventi. Al timone di Urakan III, uno sloop di 31 piedi che ha costruito quando aveva solo vent’anni, veleggia per il Mediterraneo. Nel 1995 al ritorno da una crociera nelle isole Ioniche mi mostra gli appunti di viaggio, una serie disegnata di tutti gli approdi con la descrizione nei dettagli, di tutto ciò che occorre sapere quando si arriva in un porto per la prima volta. In pratica una vera e propria guida nautica, un portolano nello stile dei Navigare lungo costa di Mauro Mancini, con i disegni di tutti i punti della costa riconoscibili dal mare, tutti gli approdi, gli ormeggi, i bassi fondali, e ogni indicazione utile per conoscere le correnti e i venti predominanti nelle varie stagioni. Oltre naturalmente ogni altra informazione utile per il soggiorno. In quello stesso momento ho conosciuto un Roberto, non più come semplice appassionato e affezionato frequentatore della mia libreria, ma un Autore. Detto e fatto, progettammo subito insieme a mio figlio Marco, la collana Isole da Scoprire, correva l’anno 1996 e il primo volume uscì con il titolo Le Eolie, Stromboli, Panarea, Lipari, Vulcano, Salina, Filicudi, Alicudi, Appunti di navigazione e di viaggio. Duecento pagine per conoscere tutto quello che c’è da sapere per navigare tra quelle isole. Il successo è stato immediato così che la collana si arricchì nel ’98 con L’Arcipelago della Maddalena e le Bocche di Bonifacio, nel ’99 con Le Ioniche infine nel 2002 con Le Ponziane.”

Di anni ne sono passati e il nostro autore ha fatto molta strada, come giornalista collabora con il mensile Nautica e oggi è responsabile dell’area rapporti istituzionali di Ucina, la Confindustria della Nautica. E a Roberto Neglia abbiamo rivolto una serie di domande per conoscere come si è riusciti a trasformare la tassa di stazionamento.

Roberto, quando si parla di lobbying ti infiammi.
Si, quando sento dire cose assurde come quelle alimentate dalla stampa e qualche politico volpone, particolarmente in occasione della conversione del decreto Liberalizzazioni. Solo gli italiani, di qualsiasi estrazione sociale e culturale, pensano che lobby sia una parolaccia.
E invece?
Il sindacato è lobbying, l’associaione dei consumatori è lobbying, l’associazione ambientalista è lobbying. Rappresentare correttamente e coerentemete degli interessi – economici, sociali, del lavoro, ecc. – è lobbying. Un lavoro svolto alla luce del sole, fatto di numeri, nozioni giuridiche, argomentazioni tecniche, valutazioni di scenario.

Quindi i giudizi dati dalla stampa sono spesso frettolosi?
Si confonde il nome di un’attività che è il sale della democrazia, riconosciuta in tutto il mondo civile, con l’illecito di chi corrompe, paga mazzette o comprime l’interesse pubblico per l’arricchimento di singoli. Insomma commette reati.
E così ti hanno fatto  arrabbiare anche stavolta…
Ti dicevo, fai un lavoro serio e poi arriva uno che non sa neanche leggere una norma e le sue reali implicazioni, anzi che proprio non gli interessa farlo, perché il solo scopo è piazzare il titolo: per esempio il regalo delle lobby ai ricchi possessori di barche.
Il tuo lavoro in cosa è consistito?
Informare il decisore, sia esso il singolo politico o l’istituzione parlamentare nel suo complesso, il Governo e le varie articolazioni dello Stato.

Concretamente cosa hai fatto per i diportisti italiani?
Innanzitutto io faccio parte di una squadra, per rimanere in tema mare, dove la barca si chiama Confindustria Nautica e lo skipper è il suo presidente, Anton Francesco Albertoni. Diciamo che io ho fatto il tattico. Detto questo si è trattato di far capire che dietro a una norma apparentemente semplice – facciamo pagare i ricchi per contribuire al risanamento del Paese – si possono celare molte trappole. Per esempio, nel caso della tassa sulla nautica, la prima versione era in realtà una maxi tassa di soggiorno: si pagava per il solo fatto di stare in acque italiane. Il risultato immediato è che in meno dei 60 giorni necessari per conversione del decreto (Salva Italia, ndr), 27.000 barche sono scappate legittimamente all’estero, senza più nulla dovere, e gli stranieri – in Germania si è pronunciata addirittura l’associazione dei consumatori – non sarebbero mai più venuti. Conclusione: pochissimi incassi rispetto a quelli previsti e un ammanco di cinque volte tanto per il mancato versamento di Iva e Irperf, per non contare i posti di lavoro che sarebbero saltati.
Ora è una tassa di possesso.
Esatto. Si paga tutto l’anno, per il solo fatto di possedere una barca sopra i 10 metri, anche se ha bandiera estera e anche se è all’estero (già prima andava dichiarata nel 740). Insomma si paga tutti, si paga meno, non ci sono furberie. A meno di fare false dichiarazioni. Poi c’era il tema delle unità bene strumentale delle aziende del charter, che non è corretto considerare alla stregua dei privati, e quelle ritirate dai cantieri per la rivendita: abbiamo ottenuto l’esenzione come nel caso delle auto.
Quindi c’è anche un lavoro di ricerca statistico-economica alle spalle?
Sì, svolto a priori dall’emergenza del momento – come è stata la tassa - per conoscere e monitorare gli andamenti economici del settore. Nel caso della filiera turistico-nautica ci avvaliamo dell’Osservatorio Nautico Nazionale, la cui direzione scientifica è affidata al prof. Gian Marco Ugolini della Facoltà di Economia dell’Università di Genova. Poi c’è l’Ufficio Studi di Ucina, che fornisce i dati sulla produzione rilevati trimestralmente.
È stato facile spiegare queste ragioni?
No, sia per la complessità della materia, sia per il poco tempo a disposizione, visto che il Parlamento lavorava a un centinaio di articoli di legge sulle materie più disparate. Però abbiamo avuto degli interlocutori attenti, che hanno cioè scelto di dedicare del tempo all’analisi delle questioni che gli abbiamo posto. In passato non è successo sempre… anzi.
Come si svolge la tua routine?
Monitorando i progetti di legge, tenendo relazioni pubbliche con le istituzioni, informandole cioè costantemente delle problematiche del settore, ma anche delle opportunità di sviluppo.
E poi essendo presente in Senato e alla Camera…
Si certo, quando serve.

È di pochi giorni la notizia che l’Agenzia delle Entrate ha emanato la circolare con cui vengono definite le modalità di pagamento relative alla tassa di possesso sulle unità da diporto: si paga entro il 31 maggio