Pino Aprile in libreria il 27 marzo con Giuliano Gallo

Pino Aprile, foto di M. Sestini
È confermato! e il tam tam si è già scatenato in rete. Pino Aprile sarà nella nostra libreria dalle 18.30 di martedì 27 marzo.
A “stuzzicarlo” ci penserà Giuliano Gallo scrittore e giornalista del Corriere.
Era un po’ che Pino, pur di aderire alla nostra richiesta, cercava di districarsi tra i mille e più inviti che riceve da ogni dove per parlare dello straordinario successo del suo Terroni e di Giù al Sud.  “Dal 2010 sono quasi cinquecento le presentazioni che ho fatto, mi racconta al telefono (lo conosco da quando io ero all’Europeo e lui all’Oggi), ma ci sono almeno milleseicento inviti inevasi e continuano ad arrivarne! Mi chiamano anche all’estero. La prima trasferta è stata in Svezia, quindi Londra, Zurigo, Manchester, New York…, sono distrutto.
Non so più quante volte mi hanno intervistato, forse un centinaio, contando anche quelle radiofoniche. La migliore in assoluto, tiene a farmi sapere, è quella che mi ha fatto Stefano Lorenzetto su Il Giornale. Ti invito a leggerla, cosa che ho fatto…”
“Sulla mia pagina di fb ho cinquemila contatti, mi informa, sulla pagina fan, sempre su fb, oltre quattromila; il blog è ancora frequentatissimo, mi dicono, anche se non riesco più a curarlo. Le ristampe di “Terroni” sono una quarantina, ormai; le copie vendute circa 300mila (almeno), e il titolo rimane nella top-twenty, da circa due anni.

“Giù al sud” segue le orme di “Terroni”, anche come copie vendute  e ogni tanto i due titoli compaiono insieme nella lista dei best seller. il mio editore, Piemme,  gira voce, che sia contento… io pure.”
Ma la Libreria Il Mare, ad onor del vero, lo ha invitato perché Pino è un uomo di mare. Velista da sempre, ha un Coronado 25" di quasi quarant’anni comprato di quarta mano che si chiama Sindbad. Uno sloop, randa e fiocco, di sette metri e sessanta fuori tutto disegnato per navigare in Atlantico dal famoso William Buttler. “L’anno scorso, mi dice sconsolato, l’ho usato nell’unico giorno di ferie che mi sono preso, quest’anno spero vada meglio!”
Ha diretto il mensile Fare Vela ed è autore di libri di mare, che hanno avuto un discreto successo di vendite. Il primo, Il Mare minore, lo ha scritto nel 2004. Il mare minore è quello dei velisti troppo innamorati del mare per non avere una barca, ma troppo occupati o timorosi per usarla. E se la godono (poco) in porto. Dalle sue osservazioni (e dall’esperienza) emergono le caratteristiche antropologiche della più diffusa figura di diportista: un uomo all’ancora, ormeggiato a una scrivania, per il quale l’essenza del desiderio di navigare non è navigare ma desiderare.
Il secondo, A mari estremi, è del 2007, nel quale racconta le avventure nell’ultimo degli oceani non ancora rimpiccioliti dal coraggio degli uomini: quello in cui la fantasia moltiplica le navigazioni dei diportisti della domenica.

È la conferma che il sapore dell’impresa e il piacere del mare non sono proporzionali alla dimensione della cosa fatta, ma della passione con cui la si fa. Sua inoltre la presentazione a Mare Uomini Passioni, Panerai Classic Yachts Challenge, del 2007, un libro fotografico di grande formato diventato un oggetto del desiderio per i tanti appassionati della vela tradizionale, uno di quei libri che sfogli e continui a sfogliare, magari non tutti i giorni, ma sicuramente spesso grazie alle splendide immagini dei migliori fotografi del circuito delle regate nelle quali si esibiscono le più importanti barche d'epoca del mondo.

Pino Aprile è pugliese, è nato sessantadue anni fa a Gioia del Colle, in provincia di Bari e vive a Frascati vicino Roma.  È stato vicedirettore di Oggi e direttore di Gente; per la Tv ha lavorato con Sergio Zavoli all’inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud” e al settimanale di approfondimento del Tg1, Tv7. Oltre ai libri di mare per Piemme ha scritto Il trionfo dell’Apparenza, sul deludente esordio del terzo millennio, Elogio dell’imbecille (in Spagna è stato a lungo in testa alle classifiche di vendita) e Elogio dell’errore, tradotti in molti paesi, adottati in alcuni corsi universitari di management. .
Dopo il grande successo ottenuto con Terroni – il libro di saggistica più venduto del 2010 che ha incendiato il dibattito sul Risorgimento e sui torti e le violenze subite dalle popolazioni meridionali per mano dei “liberatori” sabaudi – è tornato in libreria con Giù al Sud sottolineando come il futuro stesso dell’Italia sia nella mani del Meridione e dei giovani e lancia l’allarme sul federalismo leghista che definisce “fregalismo” e che potrebbe solo ampliare il divario nord-sud, nato proprio con l’Unità d’Italia.
È interessante e istruttivo ricordare cosa scrisse Antonio Gramsci sull’unità d’Italia nel suo saggio sulla “Questione meridionale”:
Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infangare col marchio di briganti.» ; cui va sommata questa icastica descrizione – contenuta nel saggio successivo: “il Risorgimento” – della situazione di fatto:  «La miseria del Mezzogiorno era inspiegabile storicamente per le masse popolari del Nord; esse non capivano che l’Unità non era avvenuta su una base di uguaglianza, ma come egemonia del Nord  sul Mezzogiorno nel rapporto territoriale città-campagna, cioè che il Nord concretamente era una piovra che si arricchiva alle spese del Sud, che il suo incremento economico industriale era in rapporto diretto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale.
Lascio infine allo stesso Pino Aprile la “recensione’ di Giù nel Sud che come scritto dal Corriere della Sera è un libro bandiera, un vessillo della nuova fierezza meridionale.
“Mai ho viaggiato a Sud come in questi ultimi due, tre anni, e ogni volta mi sorprendo a fare il conto di quanto ne so e di quanto si possa percepire di intenso e profondo senza riuscire a cogliere l'insieme. Ho pensato che fosse più onesto raccontare le tappe del mio viaggio, senza ricorrere ad artifici che le facessero diventare parte di una narrazione unica. Ma questo paesaggio narrativo comunque parla, e sapere di noi, chiunque noi siamo, ovunque siamo, è opera collettiva. Questo libro è il mio mattone (termine disgraziatissimo per un libro) per il muro della casa che si costruisce insieme. Il Sud non ha voce, o voci piccole e sparse, ed è possibile che gli stessi protagonisti non percepiscano quanto siano parte di un tutto, forse decisivo. Vedi un Sud dove una generazione di ragazzi resta per costruire una possibilità di futuro a casa sua, riscoprendone valori sottovalutati e, con quelli, un passato negletto. Non sono idealisti, non si fanno illusioni, hanno poca stima nelle possibilità e nell'attenzione che questo paese offre, ma hanno più fiducia in se stessi. Creano un festival del cinema, si occupano di volontariato, girano per paesini dimenticati a riscoprire forme d’artigianato, d’arte, lavorano per il più grande centro di prima accoglienza d'Europa a Crotone, lasciano un prestigioso lavoro alla City di Londra, per avviare un’iniziativa economica originale sulla Murgia; inventano in Spagna un programma di sport-turismo e tornano per trapiantarlo nel loro paese, in Calabria. Diventano, tutti insieme, un fenomeno sociale di tale rilevanza, da essere studiato dall'antropologo Vito Teti, come una nuova, sorprendente tribù: quella della Restanza”.

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