Montalto: se ottantacinque megawatt vi sembrano pochi…

Dimenticata per sempre la centrale nucleare, Montalto di Castro è diventata invece la capitale europea del fotovoltaico grazie alla messa in funzione del più grande impianto fotovoltaico d’Italia, terzo nel mondo, realizzato dall’azienda americana SunPower con una potenza installata complessiva di 85 MW. I suoi 280mila pannelli fotovoltaici ad alto rendimento sono montati su “inseguitori” in grado di seguire il movimento del sole durante l’arco della giornata azionati da motori tipo quelli della lavatrice, collegati a un crepuscolare che aziona il motore 4 volte al minuto tenendo conto della stagione. Il movimento è da est a ovest in modo da prendere il sole sempre in posizione ottimale. Inoltre la sala controllo li aziona anche in funzione delle condizioni meteo. 

Foto simbolo: pecore, fotovoltaico e sullo sfondo la centrale
Quando c'è molto vento per evitare l’effetto vela il crepuscolare mette i pannelli a riposo in posizione orizzontale. Seguendo il sole la produzione aumenta dal 20 al 30 % che copre ampiamente i costi della loro costruzione oltre che della manutenzione. L’annata 2011 è stata ottima, molto sole, poca o niente pioggia e senza caldo eccessivo, condizioni ideali per i pannelli che danno il max a una temperatura di 25° (ogni due gradi di aumento abbassa la produzione del 2%).

Inseguitore solare
La produzione di un anno è di circa 140 Gw/h, l’energia sufficiente a coprire il fabbisogno del consumo elettricità di Montalto e della vicina Tarquinia. L’impianto occupa 285 ettari di terreno un tempo destinanti alla coltivazione del grano da tempo abbandonata perché non più redditizia. Il mercato ormai globalizzato dei cereali è dominato dalle multinazionali che determinano e impongono il prezzo di vendita. Il grano venduto a 28 euro il quintale, con una resa di 40 quintali per ettaro, non copre i circa milleduecento euro che spende l’agricoltore.
Il responsabile della gestione dell’impianto è un giovane ragioniere nato a Montalto, Raffaello Giacchetti, che ne ha seguito tutto l’iter burocratico e la costruzione, creando la nuova figura professionale di energy manager, vero esperto di tutte le normative che regolano la produzione di energia verde. La parte più importante della manutenzione è quella del lavaggio dei pannelli due volte l’anno, a marzo e agosto, con acqua osmotica (distillata al 100%) per evitare qualsiasi deposito di calcare e quella del taglio dell’erba che cresce sotto i pannelli.
Raffaello Giacchetti, energy manager
Ma la vera novità è che la SunPower ha trasformato il suo investimento in “obbligazioni solari” per un controvalore superiore ai 200milioni di euro dal rendimento medio del 5% assicurato fino al 2028, che ha attirato fondi di investimento internazionali di diverse fondazioni da tutto il mondo. Si tratta della prima emissione obbligazionaria di progetto al mondo e in Italia realizzato nel settore solare, un’apertura a nuovi capitali per consentire il finanziamento di progetti.
Ora però il decreto Romani del marzo 2011 ha voluto eliminare le speculazioni sulla realizzazione di grandi impianti e ha praticamente paralizzato il settore.
Una postazione della centrale di controllo
 “Non è più conveniente investire, afferma Giacchetti, perché con c'è certezza sia per i contributi che per la regolamentazione. Quello che doveva essere il quarto conto energia già stabilito con la diminuzione del contributo del 16% oltre a una riduzione a scalare del 6% durante il 2011, a marzo è stato completamente disatteso bloccando la crescita. Senza un decreto attuativo credibile è impossibile fare piani finanziari attendibili e nessuna banca avvia operazioni di project financing assolutamente strategiche per nuovi progetti. Impossibile quindi trovare finanziatori per cui la Sun Power leader mondiale per la produzione di fotovoltaico, ha chiuso in Italia che era la sua punta di diamante, licenziando già cento addetti.” Anche la gran parte delle aziende italiane si sono ridimensionate riducendo forza lavoro e si sono concentrate sulla realizzazione di piccoli e medi impianti sui tetti e sulle coperture di capannoni.
La nuova filosofia della politica energetica nazionale tende a fare dell’utente un “prosumer”, il neologismo già coniato dagli inglesi per indicare il doppio ruolo di chi è produttore e consumatore nello stesso tempo, in modo che ognuno si faccia il suo impianto sul tetto di casa.  
Secondo il gestore pubblico dei servizi energetici, il GSE, alla fine del 2011 siamo i primi per il tasso d’incremento del tasso di potenza prodotta con il fotovoltaico raggiungendo con circa trecentomila impianti in funzione la potenza di 12 Gw. Un’ottima performance se si considera che fino al 2006 eravamo pressoché a zero. Nello sviluppo un ruolo importante se non fondamentale l’hanno avuto gli incentivi che hanno portato a un incremento dell’11% rispetto al 2010 dell’elettricità prodotta con le rinnovabili, tradotto in cifre significa un contributo del 23% rispetto ai consumi totali del paese. Se prima del 2009 i comuni ad avere almeno un impianto di energie rinnovabili tra vento, sole, acqua e terra erano non più di 5mila, oggi sono 8mila. 
Misurazione della produzione in tempo reale
Senza contare le oltre trecentomila domande per ottenere la detrazione fiscale del 55% dell’Irpef per gli interventi finalizzati all’incremento dell’efficienza energetica delle case. Nonostante questi progressi, però, l’Italia è ancora al 4,8% rispetto al livello di emissioni di Co2 fissato al 6,5% dal protocollo di Kyoto con il concreto rischio di compromettere di centrare l’obiettivo del 20-20-20 che scade appunto nel 1920. E se non si rispettano gli impegni la pena prevista è il deferimento alla Corte di Giustizia europea con multe salatissime da pagare. E molto sono le incognite all’orizzonte, oltre alla stabilità degli incentivi, da valutare il costo dell’energia prodotta con le fonti fossili, i costi dei pannelli, le attività di ricerca e soprattutto la concorrenza agguerrita dell’industria cinese che già oggi produce pannelli a un quarto di quelli prodotti in Italia o negli USA come quelli della SunPower.
Se riusciremo a centrare l’obiettivo che l’Europa ci ha assegnato, ovvero il 17% di  energia verde calcolata sui consumi finali, c’è da dire, che l’Italia secondo gli esperti dovrebbe raddoppiare rispetto ad oggi posti di lavoro: centomila addetti nella filiera, dalla fabbricazione all’assemblaggio, dall’installazione alla manutenzione.
Secondo un rapporto del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), per creare settantamila nuovi posti di lavoro entro il 2020 serviranno non meno di 48 miliardi di euro di investimenti sia pubblici che privati. Sei miliardi di euro l’anno!